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DAL DIARIO DI UN RECLUSO – La mia discesa lungo il fiume Ausa

di Michele Tomaselli.
Durante le limitazioni imposte dal coronavirus, nell’impossibilità di muovermi oltre i confini comunali e/o regionali, uno dei pochi effetti positivi della pandemia è stato quello di conoscere e scoprire degli angoli di territorio, vicino a casa mia, che non avevo mai percorso. Da tempo infatti programmavo di camminare lungo tutto il corso del fiume Ausa, per circa 22 km, dalla sorgente alla foce, dividendo la fatica del cammino in due tappe. E nel mese di febbraio 2021 finalmente sono riuscito a farlo.

Cenni generali

L’Ausa, soprannominato “il fiume dei silenzi” da don Angelo Molaro, in particolare in “Cervignano e Dintorni”, suo libro che ne coglie la «bellezza pacata, soffusa di dolore». L’opera recita: «L’Ausa è il più quieto, il più silenzioso dei fiumi friulani. Le sue acque pesanti come il piombo, scendono giù lente fra due sponde erbose, senza una increspatura, senza un lamento. In qualche tratto lo specchio d’acqua è tanto liscio, tanto calmo, che il movimento di discesa è quasi invisibile. Si muove, o non si muove? Le acque sembrano morte. (…) Talvolta sopra le macchie dei salici appare qualche vela e fra i canneti delle rive s’ode qualche fischio. (…) Le vele passano, il fischio si ripete ancora ad intervalli, poi tutto scompare, tutto tace. L’Ausa è il fiume dei Silenzi».
Il fiume oggi inquinato, specie alla foce, nasce dalla confluenza di numerosi corsi d’acqua di risorgiva. Il bacino idrologico che copre è pari a circa 60 km2, mentre la sua portata alla foce è di circa 45 m3/sec. Talvolta il nome che si trova è Aussa; sia questa che la forma più utilizzata Ausa vanno pronunciate [‘a:usa] con la s sibilante.
Convenzionalmente si pone il suo inizio nel comune di Aiello del Friuli, esattamente sul ponte di Molin Novacco, dove un ramo della roggia Sobresco s’immette nella roggia Barisada, assumendo la denominazione di fiume Ausa. Un cartello a lato del ponte ben evidenzia il nome. Da questo luogo inizia il suo rapido viaggio verso il mare, che ora brevemente descrivo.
Dopo aver attraversato l’azienda agricola Molin di Ponte, oggi tenuta Ca’Bolani, divisa tra le frazioni di Alture, Strassoldo e Muscoli, ed aver ricevuto l’apporto idrico della roggia Pusianich, entra nel territorio comunale di Cervignano del Friuli. Qui accoglie gli affluenti, roggia dei Prati e roggia Brischis. Al suo ingresso nella periferia di Cervignano, dopo alcune anse e contro anse, nella zona denominata del Parco Pradulin, accoglie da destra le acque del fiume Taglio (l’antico Rio Imburino) e da sinistra quelle della roggia Fredda. Da questo punto inizia ad avere un percorso più definito, che oltrepassa il viadotto ferroviario e il ponte in ferro di via Udine, quindi prosegue incanalato svoltando ad angolo acuto nei pressi dell’ex distilleria Italiana, per poi ricevere con uno sviluppo più rettilineo le acque del canale Banduzzi; infine unendosi al fiume Corno nei pressi del porticciolo delle Barancole, giunge in mare, tra la laguna di Marano e quella di Grado. Oggi il suo andamento è perlopiù lineare, in conseguenza dei grandi lavori di rettifica e canalizzazione compiuti nella prima metà del XX secolo. Dell’antico alveo rimane traccia solo in alcuni rami morti, definiti con la parola friulana muarts. La sua bellezza è stata ferita dopo la costruzione del nuovo ponte sulla strada regionale variante 352.

Il fiume Ausa, nei pressi di Ponte Orlando, antico ponte romano, oggi non più esistente (foto. M. Tomaselli)

Ogni corso d’acqua ha la sua sorgente. Quanto più uno vive solo, sul fiume o in aperta campagna, tanto più si rende conto che non c’è nulla di più bello e di più grande di scendere un fiume, fino al mare. L’Ausa è il più quieto, il più silenzioso dei fiumi friulani.

DA NOVACCO A CERVIGNANO

La partenza è a Molin Novacco, deliziosa borgata del Comune di Aiello del Friuli. Ne fanno parte l’antico mulino e la casa del mugnaio – Murer. Quest’ultimo è un edificio pregevole risalente all’epoca tardo medievale e trasformato oggi in un Bed and Breakfast, che presenta un portico rustico a tre arcate con un muro scarpato, ed è incorniciato da mattoni “a dente di sega” sotto la linea di gronda. Poco distante invece c’è un grande fabbricato che incorpora il mulino sulla roggia Barisada, già menzionato nel XII secolo, mentre a lato due colonne romane sorreggono un grande porticato recentemente interessato da un discutibile intervento di restauro. Questo lungo edificio, in cui si lavoravano il lino e la canapa per realizzare corde e stoffe resistenti, fu anche un laboratorio di pittura poiché vi abitò il pittore Arturo Colavini detto “Marion” (1862-1938), il quale realizzò diverse vedute del borgo. Il mulino rimase in attività fino al 1950 ed oggi è ben conservato, tanto che è possibile ammirare la macina in pietra e gli strumenti della pilatura. È gestito dalla cooperativa sociale La Cisile che produce vari prodotti biologici, utilizzandolo come fattoria didattica e sede di vari progetti sociali. La meraviglia del luogo è anche confermata dal rinvenimento di resti archeologici. Scavi che hanno riportato alla luce numerosi reperti, dalla protostoria fino al V sec. d.C. Un castelliere è stato riconosciuto a seguito del recupero di alcuni materiali dopo le arature: oggi spianato ma riconoscibile sulla base di analisi aero-fotografica.

Borgo Novacco, antica casa del “mugnaio” (foto. M. Tomaselli)

 

E il fiume Ausa? Ah eccolo finalmente … proprio qui nasce per convenzione – come già ricordato – dalla confluenza delle rogge Sobresco e Barisada, ma ha ancora le dimensioni di un rigagnolo. Cerco di seguirlo a piedi, ma devo già fermarmi perché oltre il ponte di Novacco è impossibile proseguire, dato che gli argini toccano una casa privata delimitata da recinzione e poi c’è anche il rischio d’imbattersi in sterpaglie e fitta vegetazione. Così decido di proseguire per la strada bianca verso Alture, nel Comune di Ruda. Qui arrivato, lascio sulla sinistra la chiesa di San Biagio e la settecentesca villa Antonini, che oggi si trova in stato di abbandono. Un peccato perché il fabbricato, che ha la forma di un parallelepipedo, è caratterizzato da un linguaggio architettonico semplice ma che presenta in facciata delle aperture regolari riquadrate in pietra. Una porta ad arco a tutto sesto con cornice in pietra, accessibile da una scala a doppio accesso, segna l’ingresso principale al centro del prospetto del primo piano. Ingentilisce la facciata il timpano in asse con il corpo scale. Continuo lungo via delle Sorgenti, lasciando sulla destra la strada che porta a Molin di Ponte, località oggi inibita ai visitatori, perché inglobata nell’azienda vitivinicola Ca’ Bolani della famiglia Zonin, fondo che oltretutto è circondato da possenti recinzioni, tali da non permettermi di costeggiare l’Ausa, che, dopo Novacco, scorre all’interno della proprietà, seguendo un tracciato parzialmente rettificato dai lavori di bonifica. Purtroppo, dell’antico borgo che caratterizzava questo luogo, poco o quasi nulla è rimasto, in conseguenza di un contestabile intervento di trasformazione urbanistica, commissionato negli anni ’70 dalla compagnia di assicurazioni Lloyd Adriatico, che ha cancellato una delle architetture rurali più tipiche del nostro territorio. Per farsi un’idea della bellezza che qui si poteva ammirare, basta guardare le cartoline d’epoca in cui si osservano una villa padronale, il pozzo, un laghetto, addirittura le case dei coloni affrescate all’esterno. Di tutto questo, oggi, rimane solo la vecchia fontana e il laghetto di risorgiva. Le architetture di un tempo sono state tutte abbattute e sostituite da una villa di concezione moderna che funge da centro visita, qualche bungalow e infine alcuni magazzini per lo stoccaggio delle uve. Davvero un dispiacere aver perduto un patrimonio architettonico di simile fattura situato nel comune di Cervignano del Friuli.

 

Molin di Ponte in un’immagine d’epoca (archivio M. Tomaselli)

Ma dopo questo excursus torniamo al mio cammino.
Lascio sulla destra un maneggio di cavalli e proseguo lungo la sponda destra della roggia dei Prati osservando alcuni pescatori fino ad arrivare nei pressi del mulino Simonetti, ex Miceu. È notevole perché ben conservato grazie ad una pregevole opera di restauro che l’ha convertito in abitazione; al suo interno sono custoditi alcuni segni della vecchia molitura: le macine in tufo e le pile in pietra. Purtroppo è privato e non riesco a visitarlo. Anzi un ragazzo giovane, probabilmente il figlio del proprietario, mi dice subito di andarmene. A questo punto continuo a seguire il corso d’acqua. Dopo aver incrociato una strada sterrata e poi superato un campo, mi ritrovo alla confluenza tra la roggia dei Prati e la roggia Brischis. Il paesaggio è incantevole tanto che le acque, popolate da germani reali e gallinelle d’acqua, si snodano fra salici, prati e campi. Inoltre davanti a me corrono lepri e caprioli. Oramai il fiumiciattolo si è allargato e la velocità della corrente s’implementa, soprattutto nel tratto dove la roggia Pusianich, (convenzionalmente l’Ausa) che proviene da Molin di Ponte, ci si immette dentro. Supero questo salto d’acqua, grazie ad una chiusa, arrivando così agli ultimi chilometri della traiettoria a serpentina del fiume. Mi accompagna un ambiente naturalistico di grande suggestione, con le viti e i pini marittimi. In pochi minuti raggiungo il parco Pradulin, un polmone verde nel cuore di Cervignano, dove osservo una mamma cigno con i suoi piccoli. Ma purtroppo l’area è in stato di forte degrado, circostanza dovuta soprattutto ai rimpalli di responsabilità tra la Regione e il Comune per la gestione: le poche panchine rimaste e le fontane necessitano di urgente manutenzione, come i giochi per i bimbi, e, dulcis in fundo, le strutture in cemento armato, completamente da demolire. Ma da questa zona non riesco più a seguire il fiume: gli argini si fanno fittissimi di vegetazione e sono costretto ad attraversare la SR 14 per raggiungere il camminamento pedonale sul fiume Ausa, tra la discoteca Dalì e il tennis Club di Cervignano. È qui che confluiscono il rio Taglio e la roggia Fredda. Senza dubbio il posto è magnifico! Proseguo andando avanti lungo la sponda del fiume, ritrovandomi in via Trento, da dove in un attimo giungo al ponte in ferro di via Udine e infine alla casa Sarcinelli. Qui una targa affissa ricorda la presenza di Gabriele d’Annunzio, ospite di Pietro Sarcinelli. In questa bella casa sul fiume (l’Eremo) il poeta scrisse “Tre salmi per i nostri morti”, alcune pagine della “Leda senza Cigno” e trasse anche ispirazione per alcune pagine del “Notturno”.

Il borgo di Strassoldo frazione di Cervignano (foto. I. Durisotti)

 

DA CERVIGNANO AL MARE
Da Borgo Fornasir, abitato sorto negli anni trenta, grazie all’opera visionaria dell’ingegnere Dante Fornasir, dove si trovano una casa padronale, diverse costruzioni rurali, la Chiesa santa Maria Mater e l’agriturismo “Borgo Fornasir”, l’argine è di nuovo percorribile. Senza grandi difficoltà arrivo alla confluenza fra l’Ausa e il canale Banduzzi. La camminata è piacevole, anche perché la sponda è priva di vegetazione, circostanza che normalmente non accade durante l’estate, quando la crescita delle essenze arbustive impedisce il passaggio. Quindici minuti prima mi sono fermato a contemplare Il Muart di Carot, un ramo morto del fiume, testimone del vecchio corso rettificato nel novecento, oggi un’oasi avifaunistica: l’area è di particolare bellezza ed è di proprietà della Regione FVG, ma lasciata in stato di abbandono. L’isoletta a lato del fiume oggi è raggiungibile solo con una barca, diversamente da quarant’anni fa quando si arrivava a piedi, camminando su un lembo di terreno collegato alla riva.

Borgo Fornasir e chiesa santa Maria Mater (foto I. Durisotti) 

Ma torniamo al mio cammino.
Non lontano, vedo le case coloniche di via Case Sparse nella località Cà Aussa in Comune di Terzo di Aquileia: mi trovo esattamente a Ponte Orlando, ancora in Comune di Cervignano, nel luogo che prende il nome dal famoso paladino di Carlo Magno. Sono sull’antica via Annia, una delle principali strade consolari romane, che superava l’Ausa e proseguiva verso il Veneto. Gli annali riportano che qui nel 340 d.C. avvenne una feroce e importantissima battaglia per i destini dell’Impero Romano fra Costante e Costantino II, figli dell’imperatore Costantino il Grande. A narrarci l’episodio, nell’Epitome de Caesaribus è lo storico romano Sesto Aurelio Vittore (IV sec. d.C.): «Improvvisamente, Costantino II e Costante cominciarono a contrastarsi per la giurisdizione sull’Italia e l’Africa. Allorché Costantino, incauto e come un ubriaco, si precipitò vergognosamente nei territori del fratello, fu fatto a pezzi e gettato in un fiume, il cui nome è Alsa, non lontano da Aquileia». Peccato che in situ non via sia nessun cartello a ricordo della battaglia. Arrivato all’allevamento di bovini Francescotto Paolo e Stefano, di Case Sparse, particolare per la grande casa colonica, mi è impossibile proseguire lungo l’argine, a causa della fitta vegetazione, perciò non mi resta altro che camminare lungo la strada asfaltata del Salmastro fino ad arrivare, dopo svariati chilometri, al porticciolo delle Barancole, dove il fiume Ausa incontra il cugino Corno, proveniente da San Giorgio di Nogaro. Vengo a sapere che c’è la possibilità di raggiungere l’altra sponda grazie ad un’imbarcazione che funge da taxi, un collegamento fluviale ripristinato come accadeva un tempo – credo fino agli anni ‘60- quando dalla località Baiana, in Comune di Torviscosa, si caricavano su chiatte i mezzi agricoli per oltrepassare il fiume. Oggi il servizio viene raramente utilizzato, perlopiù su richiesta di escursionisti, e dev’essere quindi prenotato con anticipo, ma solo per gruppi di almeno 5 persone.
Ormai la foce è vicina solo pochi minuti di cammino. Appena giungo mi si spalanca il cuore nel vedere le lagune di Marano e Grado: uno spettacolo di luci e di colori nel gioco dei riflessi. Il mio viaggio è finito, ma sulla via del ritorno ho ancora il tempo di visitare Ca’ Laguna, insolito e nascosto villaggetto turistico suddiviso in lotti privati dove trovano spazio bungalow e roulotte fissate a terra, un camping nato grazie ad un bizzarro investimento immobiliare negli anni ‘70 che mai è decollato. Un luogo in cui si arriva attraversando un casolare semidistrutto, ma ideale per trovare la tranquillità … Non dalle zanzare però!

Alle foci dell’Ausa

 

Da visitare:

Strassoldo frazione del Comune di Cervignano del Friuli: raro esempio di borgo medioevale, tra i più antichi e ben conservati del Friuli Venezia Giulia, culla della nobile famiglia friulana dei Conti Strassoldo, di origine germanica. Dal 2020 è stato inserito tra i Borghi più Belli d’Italia. Luogo dove tra leggende e arcani misteri e personaggi illustri, si evidenzia il legame duraturo nei secoli con la casa madre, l’Austria. Ne costituiscono una testimonianza relativamente recente il barone Franz Kuhn von Kuhnenfeld e Josef Venceslao Radetzky. Feldmaresciallo, il primo, avversario di Garibaldi a Bezzecca nella III guerra d’Indipendenza, nominato poi Ministro della guerra dell’impero austro – ungarico, si trasferì a Strassoldo dal 1891 al 1896 nell’attuale Villa Vitas – Kuhn. Era feldmaresciallo austriaco anche il più noto Radetzky, a lungo governatore del Lombardo Veneto che sposò Francesca Romana von Strassoldo – Gräfenberg, nella chiesetta gentilizia di San Nicolò, situata nel Castello di Sopra di Strassoldo.
Aiello: conosciuto per essere il paese natale di Enzo Bearzot, calciatore e allenatore di calcio della nazionale italiana che vinse la coppa del mondo, è una graziosa cittadina in cui si può respirare il fascino del trascorrere del tempo, sono ben oltre 100 le meridiane presenti (circa una ogni venti abitanti). Nel verde della campagna si possono visitare ben quattro mulini d”epoca tardo medioevale oltre che il complesso dell’antica Centa di Joannis. È attraversato dal Cammino Celeste un percorso lungo più di 200 chilometri che – attraversando strade sterrate e un territorio a tratti impervio – conduce da Aquileia, sino al Santuario del Monte Lussari.
Aquileia: colonia romana fondata nel 181 a.C., fu capitale della X regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Insieme con Ravenna e Brescia è oggi il più importante sito archeologico romano dell’Italia settentrionale. Assieme a Cividale del Friuli e Udine è stata una delle capitali storiche del Friuli, il cui vessillo deriva proprio dallo stemma di Aquileia. Fu sede del Patriarcato di Aquileia.
Per dormire:Casa Al Castello di Aiello”. Ampio edificio a forma quadrangolare, chiamato “Castello” che possiede due possenti torri. Nel 2020 è stato trasformato in Casa Vacanza. Molto consigliato. Aurelio, il proprietario, vi accompagnerà durante le escursioni.
via Petrarca, 20
Aiello del Friuli
www.alcastellodiaiello.com
Tel: 0431 998770
3247776584

Bibliografia:
Molaro A., Cervignano e Dintorni, 1920, pp. 75-77
a cura di Antonio Rossetti e Michele Tomaselli “Conoscere Strassoldo Uno dei Borghi più belli d’Italia” 2019, Ed. Della Laguna; 

Rivista “Cervignano Nostra” n. 13 giugno 2021

Rivista “Vivere la Montagna” n. 201 

Rivista “Imagazine”, “Il fiume dei Sillenzi”